Un mondo chiamato cortile, Asia compresa
incontro con l’autore Rinaldo d’Amico
Ogni bambino per crescere bene ha bisogno di avere intorno un intero villaggio”. O anche un grande cortile. In questo racconto lo spazio riservato all’invenzione è praticamente nullo. Si narra di personaggi tutti veri, vissuti in un grande cortile della Milano del dopoguerra. Un feudo inattaccabile nella sua epopea esclusiva. Una fantastica scuola di vita, illustrata da una galleria di persone comuni, ma rivalutate come personaggi autentici al vaglio di un memoir puntuto, ma sostanzialmente assolutorio. La tesi di fondo è che il mondo si divide in polli di cortile e criceti da salotto o da scrivania. Una
lotta impari tra la genuinità e la mediocrità impaludata dei piani alti. Questo lavoro, iniziato molti anni fa, si è salvato di volta in volta su un dischetto, una chiavetta, un hard disk esterno. Una sorta di scatola nera, che le restrizioni causa Covid hanno infine indotto l’autore a riaprire per pura curiosità. Ma anche per il bisogno di confermare, a distanza di tempo, che una certa freschezza mentale, mai persa negli anni, si deve senza dubbio alcuno ai primi anni di vita ruspante in quel cortile. Ciò non deve far velo al fatto che la memoria è una testimone menzognera della felicità. E questo viene ammesso senza la minima riserva