Baby Block di Dino Taddei

Comincio con il dire che la quarta di copertina mente, il libro non è un prontuario…ma d’altronde il libro che ti dà la ricetta facile non esiste, manco il classico prontuario di giardinaggio in realtà ti fornisce la scorciatoia, figurati se esiste un prontuario sulla paternità! E poi le ricette facili non te le dà nessuno, neanche il prete in chiesa e Dino, da vecchio anarchico, lo sa bene. Tra l’altro, parlando di Chiesa, vorrà dire qualcosa se i Gesuiti a una domanda rispondono sempre con una domanda? No, il libro è molto più di un prontuario: questo libro è una lettera, un bella lettera, che un padre, pardòn, un babbo (nel senso di padre) scrive a una figlia. E io l’invidio molto, perchè io a mia figlia Agnese forse ho scritto mezza paginetta e il quadernetto su cui mi ero riproposto di annotare i progressi di mia figlia e i miei stati d’animo continua ad aspettarmi in bella vista sulla scrivania. Dino invece ne ha fatto addirittura un libro e scrive una bellissima lettera alla figlia Anita, utilizzando un registro che alterna il picaresco al vernacoliere livornese. E poi c’è il libro nel libro, perchè Dino mette tutto se stesso nel libro e dunque ci offre un bel racconto sulla sua formazione politica, la sua scoperta e l’amore per l’Idea, per l’Anarchia. Un libro nel libro, uno sguardo sentimentale, romantico e malinconico su una Milano che non c’è più e che forse proprio in questi ultimi anni sta accelerando e cancellando le ultime tracce del proprio glorioso passato. Dopolavoro ferroviari, sedi politiche (o bui scantinati?), militanti politici travolti dal riflusso…tempi d’oro mi verrebbe oggi da dire. Solo chi si aggira alla ragguardevole cifra degli “anta” è in grado di vedere la Milano che Dino ci racconta  nell’odierna città stravolta e trasformata. E Dino ci accompagna in canna alla sua bicicletta dei qunidici anni regalandoci belle e ricche pennellate sempre piene d’ironia. Io ho riso un sacco e mi ci sono ritrovato. Sarà perchè, come Dino, sono affetto anche io dalla “sindorme delle occasioni perdute”, “sempre troppo giovane o troppo vecchio, precursore o in ritardo: mai coevo con gli eventi determinanti -e non, aggiungo per ciò che mi riguarda- di questo ultimo mezzo secolo”, sarà perchè ho qualche anno meno di lui ma non così tanti e così ho potuto vivere anche io quella Milano, sarà perchè Anita e Agnese hanno un solo giorno di differenza. Certo Dino, ci racconta,  aspettava Anita senza saperlo, l’aveva sempre attesa ma non ci aveva mai pensato…io ad Agnese ci ho sempre pensato e l’attendevo al varco, ma poco cambia. Tutti i padri troveranno qualcosa di se stessi in questo piccolo prezioso libricino.

Pietro